martedì 29 aprile 2008

GIULY

Ero lì, che non davo fastidio a nessuno, che non rompevo il cazzo a nessunA. Appena uscito da una storia durata forse troppo, quando una sera, una fottuta sera vado a infilarmi in un bar a bere una birra e ho visto lei. La donna che per anni ho sognato, quella che faceva bagnare le mie lenzuola, quella che ogni uomo può desiderare.
Faceva la barista. Mi guardò. Io ero un po’ giù e,,, non poteva farsi i cazzi suoi?
No! Non poteva.
Come va?
Insomma...
Che risposta è insomma. Va bene o va male!
Mettila così, non va bene.
Ma che risposta del cazzo.
Tutti hanno dei problemi, anch’io ne ho.
Guardo l’ora, sono circa le tre - di notte -
Senti , ma che problemi può avere una che sembra uscita da una copertina di un giornale per fotomodelle?
Perché? Puoi averli solo tu i problemi?
Non sono in grado di continuare. Ho bevuto troppo e voglio andare a casa a dormire, o a sboccare.

E’ giovedì, non c’è un cazzo di nessuno. Ho finito di lavorare da poco sono le due - sempre di notte - dove cazzo me ne vado. Tornare a casa non se ne parla, ma di andare in giro così poi... Il locale della tipa dell’altra sera forse è aperto e stasera sono piuttosto sobrio.
Bella lì, non c’è quasi nessuno e uno sgabello del banco è libero. La tipa del bar sta servendo una birra a uno sfigato che sembra passato sotto un TIR.
Ciao ti ricordi di me?
Ma si certo!
Si! Figurati.
Mi dai una media, per favore?
E’ proprio figa. E’ nera, è magra, due occhi neri da far paura e due tette che mi pare di sognare. Io, con una così, impazzirei.
Allora, l’altra sera sei riuscito ad arrivare a casa? Eri pieno da paura!
Cazzo allora si ricorda sul serio!
Certo che ci sono riuscito, non è mica la prima volta che bevo un po’!
Si, si certo!
Si, si! Continua a far il super uomo, è proprio la strada giusta, brutta testa di cazzo che sono.
Vorrei fare colpo, ma mi sa che l’epoca del macho man è finita, poi io che faccio il macho è da ridere.
Vorrei dirle qualcosa che la colpisca, qualcosa che non sia banale, ma dalla mia fogna esce solo un..
Come ti chiami? Io sono Paolo.
Lei mi guarda come se fossi l’ultimo degli stronzi e mi sento il primo degli stronzi.
Mi chiamo Giuly e..un po’ scocciata... ho ventitré anni lavoro qui da sei mesi i miei sono divorziati e mi sono appena lasciata con il tipo e,,, soprattutto non ne sto cercando uno nuovo e non sto cercando un confessore. Ok?

Non potevo fare mossa migliore. Mi alzo, pago, saluto ed esco.

Martedì. Anche oggi, finito di lavorare non c’è nessuno. Torno al bar della tipa. Stasera non ho bevuto neanche un goccio.
Uelà chi si rivede, ancora qua?
Iniziamo bene...
Ho finito di lavorare e non avevo voglia di tornare a casa.
E Sei venuto qua .
Così pare.
Vuoi una birra?
No, grazie, stasera una coca andrà bene.
Nel locale ci sono un paio di coppiette che non hanno nessuna intenzione di essere disturbate. C’è anche meno fumo del solito, gli sgabelli del banco sono tutti vuoti e stanno tirando giù le serrande.
Senti Giuly, io lo so che non sono l’uomo più brillante del mondo, ma non devi essere certo tu a ricordarmelo, me lo dico da solo ok?
Hei, ma non ho detto niente ancora. E comunque non è il caso di buttarti giù così.
Mah! Io preferisco non pensarci. Preferisco vivere nei miei bei ricordi , di quando ero ragazzo, nella spensieratezza della quale vivevo, di quegli amici che erano fratelli, che la pensavano come me e che vivevano con me ogni attimo della loro vita e io con loro in tutto e per tutto. Eravamo la vita di un mondo nostro che ci faceva stare bene, e ora? Dove sono, ora? Ognuno per i cazzi suoi, ognuno a cercare di realizzare una vita che, prima o poi dovrà finire, che senso ha tutto questo?
Giuly mi guarda e non dice una parola. Non sa rispondere, non vuole rispondere. Mi accendo un’altra sigaretta, ho quasi finito il pacchetto.
Ci sono dei momenti che penso di smettere, ma poi mi passa.
Giuly si è allontanata, ha l’espressione seria, pensierosa. Mi alzo, pago ed esco.
Mercoledì - sempre di notte -.
Ciao Giuly, mi dai una birra?
Bello stronzo ieri sera te ne sei andato senza salutare..
Si scusa, ma ero un po’ depresso, avevo i cazzi miei, sai com’è.
Si, si, ma io ti saluto sempre. T’ho prenditi la tua cazzo di birra...
Ma sei davvero incazzata o c’e l’hai con me?
C’è l’ho un po’ con te!
HA! Cosa ti rode?
Ieri sera volevo parlare un po’ con qualcuno e tu, brutto stronzo, te ne sei andato.
Bhe, adesso sono qui. Sono tutto per te.
No! Stasera non mi va.
Dai! Non fare la bambina se ieri avevi qualcosa che ti rodeva ce l’hai anche oggi spara, sono tutto per te.
Bhe magari dopo, alla chiusura se ti fermi.
Ok, mi fermo.
Alle tre e mezzo uscimmo dal locale e Giuly aveva proprio voglia di sfogarsi. L’aveva lasciata il tipo perché non era sicuro di amarla, ma lei non la pensava così. Pensava che lui l’avesse lasciata per un altra.
Chissà perché le donne pensano sempre che è per un’altra.
Insomma un sacco di paranoie sul tipo. A dire il vero mi ero abbastanza rotto di ascoltare le sue lamentele sugli uomini e su quanto fossero falsi e..bla...bla..bla.bla....
Senti scusa, ma si è fatta mattina e sono veramente distrutto.
Si scusa , se ti ho rotto, ma avevo proprio bisogno di parlarne,
Ma figurati, quando vuoi.
Sto’ cazzo. Mi sono proprio rotto le palle, un altra serata come questa e le metto in bocca un ananas e speriamo che soffochi.
Domani sera ci troviamo tutti a casa mia dopo il lavoro a festeggiare il mio compleanno vuoi venire?
Vediamo come sto domani. Se non sono stanchissimo vengo volentieri.
Ma certo che vengo, mica sono così testa di cazzo che mi lascio sfuggire un occasione così.

Giovedì.
Arrivo al locale più tardi del solito. L’ho fatto apposta. Speravo pensasse che non sarei andato. Infatti...
Pensavo non venissi stasera sono già le tre..
Sono stato in macchina fino a due minuti fa. Ho passato quasi un ora fuori, in macchina al freddo come uno stronzo per farmi dire “ pensavo che non venissi...” e solo per dire...
Hai visto che sono venuto. Pensa che sono arrivato fin sotto casa mia e poi mi sei venuta in mente tu e sono tornato.
Ma quante palle riesco a inventare in così poco tempo.
Sai, , ,Sono contenta che sei venuto, stasera quegli stronzi dei miei amici sono tutti ubriachi e hanno fatto un casino della miseria, uno si è anche andato a schiantare contro un portone. Saremo solo in cinque. Ti va bene lo stesso?
Ma certo, infondo io ho detto di si per te non per i tuoi amici!
Lei sorride. La risposta ha colpito nel segno.
Minchia sono tonico stasera, parecchio tonico.

Usciamo dal locale che sono le...Bhe è tardi. I navigli sono proprio uno spettacolo a quest’ora.
Senti Paolo, lascia qui la tua macchina e vieni con me, poi, ti accompagno io a riprenderla.
Ok.
Sono una testa di cazzo, e se mi rompo le palle e me ne voglio andare che faccio. Minchia quando faccio così mi sto proprio sulle palle.
Arrivammo a casa. Era grande, molto grande. Un grande salotto con un mega televisore apriva l’ingresso dal quale si accedeva alla cucina che era più grossa di camera mia, e alla zona notte. Giuly mi fece vedere la casa e soprattutto la sua camera da letto della quale andava molto fiera. Andava molto più fiera dei poster attaccati, credo. Ritraevano lei in tutte le posizioni possibili. Un po’ narcisista ? Si. Credo che fosse una delle pochissima persone che se lo poteva permettere. C’erano grosse foto attaccate anche sul soffitto , una in particolare la ritraeva, mezza accosciata con i capelli in su mentre ballava sui cubi di una discoteca con indosso un reggiseno e mutandine, una camicia bianca trasparente lunga non so quanto e degli stivali laccati bianchi alti fino al ginocchio. Che figa. Un po' tazzorra, ma sicuramente figa.
Arrivarono i suoi amici. Marcello, un tipo simpatico, un po’ logorroico per essere quasi le quattro, ma simpatico. Francesca e Nando due ragazzi assolutamente insignificanti, non dissero nulla tranne uno striminzito Ciao - quando arrivarono, poi si sedettero sul divano e incominciarono a scambiarsi tenere effusioni isolandosi completamente.
Io e Giuly ci sedemmo in cucina mentre lei faceva il caffè.
Ho comprato il gelato e lo spumante per questa sera. Anche se speravo fossimo di più!

Succede sempre così. Quando ti aspetti qualcosa non arriva mai. Sembra una frase fatta...

Infatti...

...ma non lo è. Quando cerchi qualcosa, quando la ricerchi in maniera ossessiva, spesso non riesci a ottenerla. Perché ? Perché hai gli occhi offuscati dalla bramosia di ottenere ciò che vuoi. Spesso le cose ti passano vicino sotto un altra forma, ma tu non hai la mente aperta per poterle vedere, riconoscerle, cambiarle a tuo favore se necessario. Allora ti incazzi e ti lamenti ed è la fine, non ne esci più.

Si forse hai ragione, ma come fai a non aspettarti che nel giorno del tuo compleanno gli stronzi dei tuoi amici non vogliano festeggiare con te. Come fai a non ricercare ciò che ti fa stare bene, come fai a non bramarlo, come dici tu.

Capisco. Ma io non ho detto che è facile, anch’io ne sono schiavo. Ti sto’ dicendo come in teoria le cose dovrebbero funzionare.

Io sono una persona abbastanza calma e credo di saper valutare le situazioni, magari non fino in fondo, ma non sono certo l’ultima cretina della terra. Il punto è che per essere uomini bisogna vivere anche di passioni, di passioni negative e positive.

Si, ma non solo. Non puoi basare la tua vita sulle passioni, diventi un animale. Devi riuscire a educarti in modo da non farti trascinare troppo dalle passioni, dall’istinto, altrimenti diventi un animale. Questo è il mio punto di vista.
Era pronto il caffè, affogò il gelato che aveva preparato nelle coppe e mi chiese di aiutarla a portare in sala le nostre due tazze mentre lei avrebbe portato le altre.
Tutti più o meno ringraziarono.
Le cose tra di noi stavano evolvendosi bene, io scherzavo su di me prendendo in giro le mie rotondità e lei sorrideva. Era proprio bella, era un sogno, proprio un sogno. Continuammo a parlare finche i due bambolotti non decisero di passare a qualcosa per il quale si erano allenati tutta la sera e se ne andarono. Marcello , invece, era lì imperterrito a guardare la tv e a fare commenti su tutto ciò che vedeva. Ogni tanto Giuly lo guardava e sorrideva a qualcuna delle sue battute. I nostri discorsi proseguivano molto sul personale e io vedevo nell’immediato orizzonte un bellissimo sole nero che spuntava nella mia vita. Erano circa le sei e mezza e Marcello se ne venne fuori con l’idea di andare a prendere i cornetti caldi. Io e Giuly glissammo l’invito dicendo che eravamo stanchi e che da lì a poco ce ne saremmo andati a dormire.
Marcello se ne andò, finalmente.
Io e Giuly eravamo finalmente soli, ma che fare? Domanda da un milione di dollari. Come comportarmi ora La mia auto era lontana e lei sembrava non aver nessuna intenzione di uscire.

Senti io sono stanca e non ho voglia di riportarti fino alla macchina, perché non ti fermi qui a dormire e domani vai a riprenderla?

Non sapevo cosa rispondere non volevo pensasse che io volessi approfittarne. E poi, dormire insieme o sul divano e se avessimo dormito insieme cosa poteva voler dire. Ci sono un sacco di amici che dormono insieme senza che crei problemi o trasformi il loro rapporto. Mha. Nel frattempo Giuly era andata in camera sua e io ero rimasto in sala un po’ impacciato.
Mi affacciai alla sua porta.

E io dove dormo?
Se non vuoi dormire con me puoi dormire sul divano.
NO! no! Con te mi va benissimo.

Ero un po’ emozionato lei sembrava così tranquilla. Mi spogliai e mi misi a letto. Non riuscivo a chiudere gli occhi, volevo girarmi ma avevo paura di darle fastidio. Si addormentò, si girò e si abbracciò a me. Tutto sembrò tornare normale, mi scese la stanchezza e mi addormentai in questa camera immersa nella semi oscurità con gli uccellini che cinguettavano sottili e la donna più bella del mondo accanto a me. Era proprio un sogno.

Le Due e mezzo - di pomeriggio -
Apro un occhio e lei non c’è. Si sentiva odore di caffè appena fatto. Giuly entrò in camera con due tazze di caffè aveva la mia camicia addosso, che le faceva da vestaglia tanto era larga e lunga e dei calzettoni di spugna che non aveva tirato su. Ero sempre più contento di come si stavano evolvendo le cose.
Bevemmo il caffè, appoggiammo le tazze vuote sulla moquette e lei mi tocco la pancia, insomma la spinse. Io indurì, lo ero già parecchio.
Le presi il polso e le feci perdere l’equilibrio, si sdraiò su di me, e i nostri volti si trovarono a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro. Dalla risata passammo a un bacio che per poco non feci un buco nelle coperte. Facemmo l’amore tutto il giorno, fino a quando non dovettimo alzarci per andare a lavorare. Avevo paura che tutto questo fosse per lei soltanto una bella serata non volevo mettermi in testa strane idee e non parlammo per tutto il tragitto da casa sua alla mia macchina. Non sapevo se l’avrei potuta baciare ancora. Quella cosa che nelle ultime ore era la più naturale del mondo, ora diventava la più difficile. Anche lei, però, era pensierosa.
Scesi dalla macchina e andai vicino al suo finestrino. Decisi ch’ero innamorato e che se voleva una storia così, di una notte, me l’avrebbe dovuto dire.
Ok Giuly. Io sono l’uomo più felice del mondo e tu la donna più fortunata del mondo, ti passo a prendere quando chiudi, va bene?
Lei tirò un sospiro di sollievo, mi guardò e addolcì lo sguardo fino a farmi tremare le gambe
Si! E’ vero. Sono la donna più fortunata del mondo, e ti aspetto stasera.
Mi prese la faccia tra le mani e mi baciò. Io andai a lavorare su una nuvola. Lavorai con uno strano sorriso che non riuscivo a cavarmi.
Per tutta la settimana ci vedevamo dopo il lavoro. Si andava a casa sua e si stava insieme fino a quando non era ora di andare a lavorare un’altra volta. Fu la settimana più bella della mia vita. Avevo trovato una ragazza bellissima, intelligente, che aveva gli orari compatibili ai miei, che volevo di più nella vita!!
Ma tutto ha un inizio e una fine porca troia.
La notte di una settimana dopo ero a casa mia, mi ero fatto la doccia e la stavo aspettando. Suonò il citofono e finì di vestirmi in ascensore.
Aprì il portone e lei era in macchina con la faccia seria.
Cattivo presagio.
Ma no! Devono averle rotto le palle sul lavoro, oppure è stanca.
Cattivo presagio.
Dobbiamo parlare...
Cristo lo sapevo non poteva essere così bello. Mi disse che il suo ex tipo era tornato da lei, che avevano parlato, avevano messo le cose a posto e soprattutto che lei era innamorata di lui e non era giusto ingannare me che ero così dolce così...
Magari ci vediamo? Fatti sentire, non sparire, capito!
si, si.
Scesi dalla macchina, accennai un sorriso, lei se ne andò e il mondo mi crollò addosso.
Ancora adesso ci penso e ci sto male. Quanto sono stronzo.

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