martedì 29 aprile 2008

COMPAGNA

Sono sceso alla stazione di Bergamo, il posto era più desolato di quanto me lo ricordassi. La mia compagna era sempre vicino a me. Non la facevo parlare mai. Quasi mai.
Le foglie secche coprivano il piazzale fino alla strada. Non c’erano auto in giro. Dall’altra parte della strada c’era la stazione dei pullman, ma anche lì non c’era nessuno.
I negozi erano aperti e dentro c’erano delle persone immobili. Sono entrato per chiedere cosa stava succedendo, ma, ma.. che razza di scherzo era. Nessuno mi rispose. La mia compagna si stava innervosendo, io no. Io ero tranquillo. A un tratto ho sentito la commessa parlare, mi stava prendendo in giro ? Parlava in una lingua mai sentita. Ho chiesto, scusi signora, ma non la capisco, ma lei ha fatto il giro del banco e ci ha spinto fuori.
La mia compagna era furiosa, io non capivo. Lei è rientrata e ha sparato alla commessa. La donna mi guardava con gli occhi sgranati, si teneva una mano sul petto dal quale usciva un fiume di sangue, poi ha tossito ed è caduta.
Scappiamo, scappiamo ! !
Ma hai ucciso una persona, sei impazzita ?
Cosa cazzo te ne frega. Adesso muoviti prima che arrivi la pula,,,Dai ! !
Io non sapevo cosa fare, la mia compagna corse via e io con lei.
Abbiamo corso fino al Sentierone, poi ci siamo infilati in una gelateria. Ero sudato e avevo paura, una paura fottuta, lei no.
Adesso che facciamo ? Dove andiamo ?
Tutto intorno a noi si era fermato un’altra volta. Ogni cosa sembrava immobile, le persone sembravano manichini.
Cosa sta succedendo sant’Iddio ?
Non lo so, ma ci stanno cercando. Dobbiamo muoverci di qui.
Un cameriere venne da noi digrignando i denti.
Cazzo ! Ci hanno riconosciuto !
La mia compagna sparò. Sparò in faccia al cameriere che cadde all’indietro spruzzando sangue sulla gente lì intorno.
Io urlai, avevo paura, la gente urlò.
La mia compagna no.
Lei sparò
uno
due
tre
,
,
,
dieci
undici
dodici colpi.
La gente, per terra, urlava piena di sangue e io piangevo.
La mia compagna non era mai stata così violenta.
Una donna era sdraiata vicino a me con la faccia piena di sangue. Con le mani mi tirava la giacca e io avevo paura. La donna urlava, piangeva, il sangue le usciva dalla testa. Volevo vomitare, ma non riuscivo a smettere di piangere.
Muoviti ! Alzati e andiamo
No dai, perfavore, non voglio...
Siamo scappati davanti alla fontana del Donizzetti e io avevo la giacca, i pantaloni e le mani sporche di sangue. Mi sono sciacquato, ma non riuscivo bene, il sangue non se ne andava. Stavo ancora piangendo e tutto sembrava di nuovo fermo.
Ma perché l’hai fatto ? Io non so cosa ti è successo, non l’avevi mai fatto prima ?
Ce l’ho con la gente che mi prende in giro ! Ce l’ho con quelli che non ti rispondono mai ! Ce l’ho con la vita di merda che faccio ! Ecco perché l’ho fatto. Adesso non mi rompono più i coglioni.
Ma ora corriamo in stazione che il treno sta per partire.
Io non sapevo che dire, rimasi in silenzio. Riuscivo solo a tremare.
Abbiamo preso il treno al volo, ma lei, prima di partire ha sparato ancora, ormai così, per il gusto di farlo.

Siamo arrivati a casa e mi sono fatto la doccia. Solo ora ho smesso di tremare. Lei è di là sul letto. Ferma, immobile. Lei vuole che la prenda ancora, ma domani devo andare in ufficio presto, non posso.
Mi metto il pigiama e vado in camera, mi infilo sotto le coperte, apro il cassetto del comodino e rimetto al suo posto Lei, la mia pistola, la mia compagna.
Buonanotte.

CERCA IN GOOGLE TUTTO QUELLO CHE VUOI

Ricerca personalizzata